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Saluto di apertura dell’Ambasciatore Benedetti in occasione del seminario “Città tra Hi- e Low-Tech: quali percorsi di sviluppo?”

Gentile Prof. Barba Navaretti,

Gentile Dott.ssa Loewenthal,

Gentile Dott. Anfossi,

Gentili relatori,

Cari amici e partecipanti a questo webinar,

è davvero un piacere per me prendere parte a questo seminario organizzato da istituzioni prestigiose quali il Collegio Carlo Alberto e la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino in occasione dell’apertura del ciclo di incontri “Le città del futuro”, ed in particolare a questo specifico incontro dedicato ad una riflessione sulla vocazione tecnologica delle città.

Ringrazio in particolare Elena e Giorgio per aver pensato a un confronto a largo raggio che includesse anche il caso di Tel Aviv, città in cui vivo per prestare il mio servizio diplomatico in Israele e di cui ci parlerà tra poco Jeremie Hoffmann, responsabile dei progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico della città, cui sono particolarmente grato per aver accettato di partecipare a questo evento.

Credo che il dibattito sulle “città del futuro” sia fra i più appassionanti del nostro tempo, come dimostra il fatto che ormai non riguardi più solo accademici e tecnici, ma fortunatamente coinvolga attori a tutti i livelli della società.

In questa prospettiva, iniziative come quella di oggi, che mirano anche a raggiungere un pubblico più vasto, contribuiscono meritoriamente a creare piattaforme di scambio di idee, confronto e interazione anche fra diverse realtà.

Quando si parla di “città del futuro” non possiamo non considerare le sfide decisive che ci attendono quali quelle dell’innovazione, della sostenibilità, della connettività, della conciliazione fra progresso tecnologico e vivibilità.

Ma quando pensiamo all’idea di “città” non possiamo nemmeno trascurare che, in quanto luogo specifico e particolare in cui gruppi numerosi di esseri umani si sono insediati per secoli o millenni, ogni singola città possiede un elemento di continuità che si perpetua nel tempo, la distingue dalle altre e la rende unica.

Durante la mia permanenza in Israele mi sono reso conto, fin da subito, che Tel Aviv è una di quelle città che riesce a conciliare questa tensione fra poli opposti, che sa cioè far convivere in modo positivo il suo “genius loci” con uno sguardo disinvolto verso lo sviluppo e il futuro.

La tensione fra identità e innovazione può essere declinata in molte forme e, se progettata, studiata e condivisa, può essere in un certo senso orientata verso esiti positivi e molto interessanti.

E’ il caso, ad esempio, di Torino, la cui storia recente ci racconta come l’innesco di una manifestazione di livello mondiale come le Olimpiadi invernali del 2006, ha potuto provocare a catena – grazie all’azione di donne e uomini con una chiara visione del futuro – una trasformazione profonda della vocazione della città, da polo industriale a centro culturale e scientifico, raccogliendo al contempo la sfida di trasformarsi in smart-city e di migliorare in modo sostenibile la qualità della vita dei suoi abitanti.

Proprio a Torino è intimamente legata la biografia di Italo Calvino, uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento che mi permetto di citare anche di fronte all’illustre Circolo dei Lettori, proprio perché alla riflessione sulla città ha dedicato pagine straordinarie e in particolare un libro che credo tutti gli urbanisti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, “Le città invisibili”.

In una pagina di questo libro, Italo Calvino affronta il tema del rapporto fra le città e la felicità degli abitanti sostenendo, per bocca del protagonista, che non ha senso classificarle in città felici o città infelici, ma che ha senso distinguere le città fra quelle che “continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati”.

Ecco, permettetemi di prendere spunto dal “torinese di adozione” Italo Calvino, per affermare che qualsiasi riflessione sulle città del futuro debba partire proprio da questo interrogativo: saranno in grado, le città del futuro, di dare forma ai desideri dei loro abitanti o li cancelleranno?

Occasioni come quelle di oggi in cui idee ed esperienze positive provenienti da diversi contesti possono essere condivise e confrontate costituiscono sicuramente una motivazione in più per propendere verso una risposta ottimistica a questo interrogativo.

Grazie quindi per questa opportunità, auguro a tutti voi un proficuo dibattito e buon lavoro.